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Piancastagnaio tra i romanzi del Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 con Silvana Traversi

Piancastagnaio partecipa al Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 Edizione di Borgo La Martella attraverso la sezione Romanzo Edito grazie a un'opera di Silvana Traversi dal titolo "Il fattaccio di via dei Fabbri" edita da Echinos Edizioni.


Piancastagnaio è un comune italiano di 3898 abitanti della provincia di Siena, in Toscana.


La zona di Piancastagnaio faceva parte dei terreni di cui era dotata, sin dall'VIII secolo, l'abbazia di San Salvatore, da cui ha preso nome il vicino paese. Alla fine del XII secolo a Piancastagnaio esisteva già una piccola cinta muraria fortificata che racchiudeva la parte più alta dell'attuale centro storico. Nel secolo seguente, con lo sviluppo economico e la nascita del Comune, l'abitato si estese molto oltre queste mura. Piancastagnaio, come altre zone appartenenti all'abbazia, fu ottenuto in feudo dai conti Aldobrandeschi di Sovana che, subito minacciati da Siena e da Orvieto, finirono col diventare feudatari di Siena nella seconda metà del XIII secolo. Estintisi gli Aldobrandeschi (del ramo di Sovana) nel 1284, di nuovo Siena e Orvieto si contesero la zona. Orvieto prevalse nella prima metà del XIV secolo, poi Siena, minacciata però dagli Orsini di Pitigliano. Non senza diffidenze e ostilità, il comune di Piancastagnaio fini, nella prima metà del XV secolo, a far parte della Repubblica di Siena (1440).


Tra le architetture religiose si segnalano la Chiesa della Madonna delle Grazie (con un interessante ciclo di affreschi eseguito nel 1468 da Nanni di Pietro da Orvieto), la Chiesa di San Filippo Neri, la Chiesa di San Francesco, la Pieve di Santa Maria Assunta, il Santuario della Madonna di San Pietro, la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Casa del Corto, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Saragiolo, la Chiesa del Crocifisso a Tre Case.

Tra le architetture civili, invece, si segnala in particolare la Rocca aldobrandesca. La rocca sorse in un luogo facilmente difendibile, sulle pendici meridionali del Monte Amiata, in posizione dominante sulla valle del fiume Paglia, dal quale si poteva controllare la vallata sottostante, in un'area di confine spesso disputata. La fortificazione fu menzionata per la prima volta in un diploma imperiale dell'imperatore Enrico VI nel 1194 e in uno di Ottone IV di Brunswick del 1210 che ne confermavano la proprietà all'Abbazia di San Salvatore. Questa la concesse in feudo alla potente famiglia degli Aldobrandeschi, che possedeva già numerosi castelli tra Maremma e Amiata. Dopo secoli di decadenza e abbandono, l'edificio ha subito due importanti restauri dal 1962 al 1970 e negli anni Novanta, dopo essere divenuto proprietà del comune. Oggi, grazie all'individuazione di spazi espositivi, ospita mostre d'arte.


Si segnalano, inoltre, le aree naturali di Leccio di San Francesco, Miniere del Siele e la Riserva naturale del Pigelleto.


Piancastagnaio


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